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NAZIONE
Gruppo di esseri umani uniti da comunanza di esperienza
storica, culturale e geografica, che si organizzano all'interno di stati
nazionali. Il concetto si diffuse in Europa nel tardo XVIII secolo, in stretta
connessione con i processi politici, culturali e militari innescati dalla
rivoluzione francese e fu ampiamente sviluppato negli ambienti culturali
romantici, soprattutto tedeschi e italiani. Esso si contrappose al cosmopolitismo
razionalistico dell'illuminismo e alla prassi politica degli stati assolutistici
largamente indifferenti, nel segno della ragione dinastica, a una qualsiasi
connotazione in senso nazionale del loro operato. Gli ampi rimaneggiamenti
territoriali avvenuti nell'Europa dell'ultimo Settecento, le vicende rivoluzionarie
francesi e la successiva espansione napoleonica favorirono invece l'affermazione,
tra le popolazioni dei vari stati europei, della consapevolezza di una identità
collettiva che si esprimeva in primo luogo nella comunanza di lingua, religione,
usi e costumi. Il concetto di nazione venne così assunto a difendere
individualità che si vedevano minacciate da eserciti stranieri e
da forme di governo che si sentivano come estranee alle proprie tradizioni.
La visione romantica di una nazione come organismo vivente comprendente
la totalità di un popolo fu alla base delle lotte di liberazione
che, iniziate in Germania e in Spagna negli anni del dominio napoleonico,
nella prima metà del XIX secolo attraversarono tutta l'Europa. Essa,
tuttavia, portò al sorgere di un nazionalismo che non percepiva contraddizione
nel rivendicare una libertà politica che spesso coincideva con il
dominio su un altro popolo. Il nazionalismo tedesco e francese, come l'irredentismo
italiano e, poi, i variopinti nazionalismi balcanici indussero così
forti elementi di tensione all'interno dell'Europa del secondo Ottocento
e concorsero, infine, alla distruzione degli imperi multinazionali austroungarico
e ottomano. L'idea della nazione come comunità di individui che parlavano
una stessa lingua o che abitavano in zone rigidamente delimitate da frontiere
naturali si scontrava così con i secolari processi della storia europea
che avevano mescolato popoli e religioni rendendo difficile una demarcazione
tra gli stati che soddisfacesse insieme le richieste di libertà e
di indipendenza e quelle di sicurezza e di uniformità etnica. Quell'idea
divenne quindi il puntello ideologico di una politica spesso aggressiva
condotta per conseguire obiettivi di dominio. La Prima guerra mondiale,
il fascismo e il nazismo possono essere, pertanto, visti come i frutti più
amari di un'idea che al suo esordio aveva denotato caratteri di forte alterità
rispetto a pratiche politiche ed espressioni culturali che nel lealismo
dinastico individuavano il fattore di convivenza di più popoli all'interno
di un unico stato. Dopo la Seconda guerra mondiale, alla crisi dell'idea
di nazione in Europa, si contrappose un processo che portò alla nascita,
sulle ceneri del colonialismo, di nuovi stati in Africa e in Asia, che fecero
del nazionalismo uno dei principali motivi ispiratori della loro lotta di
liberazione. Il nazionalismo riesplose poi in modo sanguinoso tra i popoli
che fino alla fine degli anni ottanta avevano costituito le federazioni
dell'Urss e della Iugoslavia.
A.Spagnoletti

F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari 1961; E.J. Hobsbawm,
Nazioni e nazionalismi, Einaudi, Torino 1991.
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